Cenni StoriciHistorical Background

Chi ha scritto gli Statuti e perchè?Who wrote the Statutes and why?

[…] li nobili et sapienti homini ciptadini Ascolani infrascripti, cioè: missere Iohanni de Nello doctore de lege, Migno de Nicola, de lu quartero de Sancto Migno; missere Iacobo de missere Bartolomeo judice d'Ascoli, Cola de Nammiero de lu quartero de Sancta Maria inter vigna; missere Georgio de Pasquale judice, Vanni de Martello notaro, de lu quartero de Sancto Venantio; missere Ciuffutu de missere Nuccio doctore de lege, Andriuccio de Petro da Monte Moro, de lu quartero de Sancto Iacobo […]

[…] the noble and wise citizens of Ascoli mentioned below, namely: missere Iohanni de Nello, doctor of law, Migno de Nicola, of the district of Sancto Migno; missere Iacobo of missere Bartolomeo, judge of Ascoli, Cola de Nammiero, of the district of Sancta Maria inter vigna; missere Georgio de Pasquale judge, Vanni de Martello notary, of the district of Sancto Venantio; missere Ciuffutu of missere Nuccio doctor of law, Andriuccio de Petro from Monte Moro, of the district of Sancto Iacobo [...]

(Introduzione)(Introduction)

Gli Statuti di Ascoli furono compilati e pubblicati nel 1377 da dottori di legge, esperti di diritto e giudici ascolani, i quali revisionarono e adattarono lo statuto preesistente della città. La nuova redazione degli Statuti nasce in un contesto segnato da scontri popolari, cambi di potere, egemonie personali e influenze papali. Per lungo tempo, infatti, il vescovo ebbe un ruolo pubblico rilevante nella città. All'inizio del XIII secolo, tuttavia, i rapporti tra Ascoli e il potere papale si indebolirono, compromettendo la posizione del vescovo. Le tensioni tra papato e impero nell'area marchigiana, che sfociarono spesso in scontri armati, coinvolsero spesso Ascoli, che mantenne una posizione ambigua, cambiando alleanze in base alle circostanze. Questo atteggiamento politico perdurò fino agli anni Ottanta del XIII secolo, quando la città si dotò stabilmente di un Capitano del Popolo, attestato per la prima volta già nel 1255. Dal 1285 è anche noto il Consiglio degli Anziani e dei Capitani delle Arti; verso la fine del secolo si aggiunse la figura del Difensore della Giustizia del Comune e del Popolo. Ascoli aveva quindi raggiunto una struttura politica matura, che papa Niccolò IV (Girolamo d'Ascoli, eletto nel 1288) riconobbe, concedendo alla città la piena libertà di elezione del Podestà.

Nel XIV secolo si alternarono ad Ascoli periodi di governo comunale a regimi personali autoritari, come quelli di Johanni de Vindibene e Galeotto Malatesta. Questi regimi, pur brevi, lasciarono un segno profondo nella memoria cittadina, tanto che negli Statuti i due sono definiti "crudelissimi tiranni" (Statuti del Comune, Libro II, Rubrica 76). Johanni de Vindibene guidò nel 1306 una coalizione di aristocratici che mirava a stabilire un'egemonia sulla città (extrinseci - uomini dell'aristocrazia che si erano inurbati negli anni precedenti). Nonostante la pace siglata, rivelatasi effimera, Johanni de Vindibene riuscì a instaurare un regime personale nel 1318. La documentazione su questo periodo è scarsa, ma la condanna del popolo nei suoi confronti in quanto tiranno è conservata nel testo degli Statuti del 1377. Il secondo tiranno nominato negli Statuti è Galeotto Malatesta, signore di Rimini, al quale il comune di Ascoli si rivolse per difendersi da Fermo dopo la distruzione delle fortificazioni del porto nel 1348. Il suo potere durò circa sette anni, ma fu di matrice completamente diversa da quella di Giovanni Veninbene: infatti, la città conferì il titolo di Capitano a Malatesta. L'intento di Malatesta era quello unificare sotto un unico dominio tutte le città costiere dell'Adriatico, da Rimini fino al confine con il Regno di Napoli.

È a questo punto che torna in gioco il potere della Chiesa per liberare Ascoli dal dominio Malatestiano. Nel 1355 il vicario papale Gil Albornoz condusse vittoriosamente le truppe papali nella battaglia di Paterno (Ancona), ponendo fine al controllo dei Malatesta. L'anno seguente venne siglato un patto tra Albornoz e la città di Ascoli che ristabilì l'influenza papale nel governo cittadino. Tuttavia, questo accordo poggiava su basi fragili, tant'è che il controllo del papato si dimostrò molto rigoroso.

Con la nomina di Gòmez Albornoz a vicario generale della Chiesa nella città di Ascoli, avvenuta nel 1366 per volontà di papa Urbano V, si instaurò una nuova forma di potere personale, che tuttavia venne accolta positivamente dalla comunità ascolana. In questo clima di equilibrio politico furono costruiti il ponte di Porta Maggiore, il ponte di San Filippo e fu completata la Chiesa di San Francesco.

La stabilità fu interrotta dalla guerra degli Otto Santi, una rivolta contro il papato guidata da una lega di città, tra cui Firenze, Perugia e Bologna, che coinvolse anche la Marca di Ancona. Fermo si unì presto alla lega. Ascoli rimase fedele al papato e fu quindi assediata dalle truppe della lega per nove mesi (marzo - dicembre 1376). Gòmez Albornoz, asserragliato nella cittadella "delle Chiaviche", si arrese quando il popolo affamato insorse dentro le mura.

A causa di questo evento, il Comune di Ascoli adottò un nuovo corpus normativo, pubblicato nel 1377: gli Statuti del Comune e del Popolo. Questo strumento sanciva l'assetto politico e istituzionale della città. Come anticipato, furono chiamati dottori di legge, esperti di diritto e giudici della città di Ascoli a revisionare e riformare i preesistenti Statuti comunali (cfr. Zdekauer-Sella, pp. XII-XV).

Nei cento anni tra la pubblicazione degli Statuti nel 1377 e la stampa del 1496, Ascoli conobbe una successione di brevi domini personali - Andrea Matteo Acquaviva (1395-1397), duca d'Atri (1397), Ladislao d'Angiò Durazzo, re di Napoli (1404-1414), Conte da Carrara (figlio di Francesco il Vecchio, già signore di Padova), Obizzo e Ardizzone, figli di Conte da Carrara - caratterizzati da disordini e scontri popolari. Nel 1426 il controllo papale tornò semi-definitivamente con l'invio in città del primo governatore pontificio, Matteo del Carretto. Tra il 1433 e il 1445 il controllo papale fu interrotto dagli Sforza, in particolare da Francesco Sforza e dal fratellastro Rinaldo da Fogliano, che instaurarono la loro egemonia (cfr. Pirani, pp. 186-190).

Un momento cruciale nella storia di Ascoli fu il conferimento nel 1482 da parte del papa di un certo grado di autonomia amministrativa alla città, la libertas ecclesiastica, già concessa ad Ancona e Fermo. L'importanza di questa conquista è testimoniata dal dipinto di Carlo Crivelli, Annunciazione con sant'Emidio, dove lungo la base campeggia l'iscrizione Libertas Ecclesiastica, affiancata dagli stemmi del papa, della città e del vescovo.

Annunciazione, con Sant'Emidio. Carlo Crivelli
Annunciazione con Sant'Emidio, Carlo Crivelli, 1486. Opera conservata presso The National Gallery, Londra.

Sotto questa nuova opportunità di autogoverno, la città ordinò la traduzione gli Statuti del 1377 dal latino al volgare e ne promosse la stampa. I ventiquattro cittadini sottoelencati (cfr. Fabiani, p. 409) si impegnarono nel 1484 a sostenere le spese di stampa acquistando una copia ciascuno.

  • D. Permarinus Corvi
  • Ser Corradinus pasqualutij
  • Io. bap.ta petri de Castello
  • Pier Io. marini francisi (Milani)
  • Io. angelus Io. Spini
  • Iacobus Ser Francischini (Migliori)
  • Iac. Antonius Saladini
  • Nardinus Carmignani
  • Io. Antonius petri pele
  • Lodovicus Mauli
  • D. Andrea Sutorinus
  • Grissant. paulini
  • Franciscus armalei
  • Io. Thomas Andre Vannarelli
  • Filomessus thome, per Sanctes Andree
  • Alexander baptiste
  • Petrus paulus Ludovici (della Torre)
  • Bap.ta Iacobi Pauli
  • Marianus federici (Saladini)
  • Guerrerius Iacobi Verdure
  • Bap.ta Lucarelli
  • Bernardinus Baptiste
  • Bartolomeus Iacobi
  • Antonius Matei Agneli

La stampa venne realizzata nel 1496 dal frate Joanni da Theramo presso la chiesa di Sancta Maria de Solistano ad Ascoli. La redazione di quest'opera, pervenutaci e conservata presso la Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", è digitalizzata e consultabile nella sezione Statuti di questo sito web.

The Statutes of Ascoli were compiled and published in 1377 by legal scholars, experts in law, and judges from Ascoli, who revised and adapted the city's pre-existing statute. The new version of the Statutes emerged in a context marked by popular uprisings, shifts in power, personal hegemonies, and papal influence. For a long time, in fact, the bishop played a significant public role in the city. However, at the beginning of the 13th century, relations between Ascoli and papal authority weakened, undermining the bishop's position. The tensions between the papacy and the empire in the Marche region, which often led to armed conflict, frequently involved Ascoli, which maintained an ambiguous stance, shifting its alliances according to circumstances. This political attitude persisted until the 1280s, when the city permanently established the position of Capitano del Popolo, first documented as early as 1255. From 1285, the Consiglio degli Anziani and the Capitani delle Arti is also known; towards the end of the century, the figure of the Difensore della Giustizia del Comune e del Popolo was added. Ascoli had thus achieved a mature political structure, which Pope Niccolò IV (Girolamo d'Ascoli, elected in 1288) recognized by granting the city full freedom to elect its own Podestà.

In the 14th century, periods of communal government in Ascoli alternated with authoritarian personal regimes, such as those of Johanni de Vindibene and Galeotto Malatesta. Although brief, these regimes left a deep mark on the city's collective memory, to the point that the Statutes refer to both men as "crudelissimi tiranni" (most cruel tyrants) (Statuti del Comune, Book 2, Rubric 76). In 1306, Johanni de Vindibene led a coalition of aristocrats who sought to establish hegemony over the city (extrinseci - members of the aristocracy who had moved to the city in previous years). Despite the signing of a peace agreement, which proved short-lived, Johanni de Vindibene managed to establish a personal regime in 1318. Documentation from this period is limited, but the people's condemnation of him as a tyrant is preserved in the 1377 Statutes. The second tyrant mentioned in the Statutes is Galeotto Malatesta, lord of Rimini, to whom the commune of Ascoli turned for protection against the city of Fermo after the destruction of the port fortifications in 1348. His rule lasted about seven years, but it was fundamentally different from that of Johanni de Vindibene: in fact, the city formally conferred upon Malatesta the title of Captain. Malatesta's aim was to unify all the Adriatic coastal cities under a single dominion, from Rimini to the border with the Kingdom of Naples.

At this point, the power of the Church came back into play to free Ascoli from Malatesta rule. In 1355, the papal vicar Gil Albornoz led the papal troops to victory in the Battle of Paterno (near Ancona), effectively ending Malatesta control over the city. The following year, a pact was signed between Albornoz and the city of Ascoli, reestablishing papal influence over the local government. However, this agreement rested on fragile foundations, and papal control soon proved to be extremely strict.

With the appointment of Gòmez Albornoz as the Church's vicario generale in the city of Ascoli in 1366, by order of Pope Urbano V, a new form of personal rule was established - one that, however, was positively received by the Ascoli community. In this climate of political stability, the Porta Maggiore Bridge and the San Filippo Bridge were built, and the Church of San Francesco was completed.

Stability was disrupted by the Guerra degli Otto Santi (War of the Eight Saints), a revolt against the papacy led by a league of cities including Florence, Perugia, and Bologna, which also involved the Marca of Ancona. Fermo soon joined the league. Ascoli remained loyal to the papacy and was consequently besieged by the league's troops for nine months (March - December 1376). Gòmez Albornoz, entrenched in the citadel "delle Chiaviche", surrendered when the starving population rose up within the city walls.

As a result of this event, the Commune of Ascoli adopted a new legal framework, published in 1377: the Statuti del Comune e del Popolo. This document established the city's political and institutional organization. As previously mentioned, legal scholars, experts in law, and judges from the city of Ascoli were called upon to revise and reform the pre-existing communal statutes (cf. Zdekauer-Sella, pp. XII-XV).

Between the publication of the Statutes in 1377 and their printing in 1496, Ascoli experienced a succession of short-lived personal regimes - Andrea Matteo Acquaviva (1395-1397); the Duke of Atri (1397); Ladislao d'Angiò Durazzo, King of Naples (1404-1414); Conte da Carrara (son of Francesco the Elder, former lord of Padua); Obizzo and Ardizzone, sons of Conte da Carrara - all marked by unrest and popular uprisings. In 1426, papal control was reestablished in a semi-permanent form with the arrival of the first papal governor, Matteo del Carretto. Between 1433 and 1445, papal authority was interrupted by the Sforza, particularly Francesco Sforza and his half-brother Rinaldo da Fogliano, who imposed their own rule over the city (cf. Pirani, pp. 186-190).

A pivotal moment in Ascoli's history came in 1482, when the pope granted the city a degree of administrative autonomy known as libertas ecclesiastica, a privilege previously granted to Ancona and Fermo. The significance of this achievement is reflected in Carlo Crivelli's painting The Annunciation, with Saint Emidius, where the inscription Libertas Ecclesiastica is prominently displayed along the base, flanked by the coats of arms of the pope, the city, and the bishop.

The Annunciation, with Saint Emidius. Carlo Crivelli
The Annunciation, with Saint Emidius, Carlo Crivelli, 1486. Artwork held at The National Gallery, London.

Under this new opportunity for self-government, the city ordered the translation of the Statutes of the 1377 from Latin into the vernacular and promoted their printing. The twenty-four citizens listed below (cf. Fabiani, p. 409) committed in 1484 to covering the printing costs by each purchasing a copy.

  • D. Permarinus Corvi
  • Ser Corradinus pasqualutij
  • Io. bap.ta petri de Castello
  • Pier Io. marini francisi (Milani)
  • Io. angelus Io. Spini
  • Iacobus Ser Francischini (Migliori)
  • Iac. Antonius Saladini
  • Nardinus Carmignani
  • Io. Antonius petri pele
  • Lodovicus Mauli
  • D. Andrea Sutorinus
  • Grissant. paulini
  • Franciscus armalei
  • Io. Thomas Andre Vannarelli
  • Filomessus thome, per Sanctes Andree
  • Alexander baptiste
  • Petrus paulus Ludovici (della Torre)
  • Bap.ta Iacobi Pauli
  • Marianus federici (Saladini)
  • Guerrerius Iacobi Verdure
  • Bap.ta Lucarelli
  • Bernardinus Baptiste
  • Bartolomeus Iacobi
  • Antonius Matei Agneli

The printing was carried out in 1496 by Brother Joanni da Theramo at the Church of Sancta Maria de Solistano in Ascoli. The edition of this work, which has come down to us and is preserved at the "Giovanni Spadolini" Senate Library, has been digitized and is available for consultation in the Statutes section of this website.

Bibliografia essenzialeBibliography

L. Zdekauer, P. Sella (a cura di), Statuti di Ascoli Piceno dell'anno .MCCCLXXVII., Istituto Storico Italiano, Roma, 1910.

F. Pirani, L'assetto politico istituzionale: dal Comune alla perdita della "libertas" (secc. XIII-inizio XVI), pp. 161 - 203. In A. Rigon, G. Pinto, R. Lambertini (a cura di), Storia di Ascoli, Il Medioevo (Vol. II). Istituto Superiore di Studi Medievali "Cecco d'Ascoli", Edizioni Lìbrati, Ascoli Piceno, 2024.

G. Fabiani, Ascoli nel Quattrocento, Vol. I, Società Tipolitografica Editrice, Ascoli Pieno, 1950.

G. Breschi, U. Vignuzzi (a cura di), Statuti di Ascoli Piceno, Edizione Critica, 1999.

A. De Santis, Ascoli nel Trecento, Vol. II (1350-1400), Collana di pubblicazioni storiche ascolane, Ascoli Piceno, 1988, pp. 199-205.

G. Mariani, Statuti comunali del Piceno nei secoli XIV-XVIII, Registri illustrati, 2018.

C. Mazzi, Statuti Volgari di Ascoli del 1387, in La Bibliofilía , Dicembre-Gennaio 1900-1901, Vol. 2, No. 9/10 (Dicembre-Gennaio 1900-1901), pp. 339-351.